Questo articolo è stato pubblicato sul numero 196, Febbraio 2003 di Aeronautica & Difesa

Quella che Aeronautica & Difesa vi presenta è una panoramica delle forze in campo schierate dagli Stati Uniti e dagli alleati in previsione di un eventuale attacco contro l’Iraq. La dinamicità che caratterizza le attività politiche e diplomatiche delle ultime ore rende tuttavia imprevedibili gli sviluppi del braccio di ferro tra Washington e Baghdad sulle armi di distruzione di massa (WMD, Weapons of Mass Destruction). La risoluzione 1441 del Consiglio di Sicurezza dell’ONU dell’8 novembre 2002 dava all’Iraq 30 giorni per dichiarare lo stato di avanzamento dei programmi di sviluppo delle WMD e per denunciare le armi e le tecnologie in possesso. La risoluzione sanciva anche l’invio in Iraq degli ispettori delle Nazioni Unite entro 45 giorni. In 60 giorni gli ispettori avrebbero dovuto compiere il controllo dell’arsenale di Saddam e fornire un dettagliato rapporto al Consiglio di Sicurezza. I primi ispettori sono arrivati in Iraq tra il 25 e il 26 novembre 2002 e di conseguenza le proiezioni più attendibili danno il 27 gennaio come data del probabile rapporto degli ispettori all’ONU. Se in quella data la relazione avrà dimostrato che non c’è stata collaborazione da parte delle autorità irachene o ci saranno prove inconfutabili della produzione delle armi di distruzione di massa da parte dell’Iraq, con molta probabilità, gli Stati Uniti attaccheranno Saddam Hussein tra la fine di Gennaio e la prima metà di Febbraio. Le misure di sicurezza entrate in vigore a seguito degli eventi dell’11 settembre 2001 impongono la massima segretezza sulle operazioni militari in corso e non permettono di avere una visione completa della localizzazione delle forze alleate e della loro effettiva composizione. L’ordine di battaglia cambia quotidianamente; ogni giorno nuovi reparti vengono inviati nel Golfo o messi in preallarme. Il Pentagono afferma che lo schieramento di forze dovrebbe completarsi entro il mese di Febbraio, indipendentemente dal fatto che la guerra sia già iniziata per quella data.
Dallo scorso anno, si è avuta una crescente concentrazione di mezzi e di uomini nell’area mediorientale per le varie operazioni sull’Afghanistan e nelle No-Fly Zone irachene, per i rischieramenti nei vari paesi del Golfo necessari al posizionamento nel teatro di operazioni per la preparazione dell’attacco a Saddam Hussein e quindi è praticamente impossibile, viste le sovrapposizioni nelle varie basi, anche soltanto provare a capire quali mezzi siano stati inviati nell’area per prendere parte ad un conflitto e quali invece si trovino in zona per prendere parte ai periodici dispiegamenti in Medio Oriente. Sulla base di questi stringenti vincoli, Aeronautica & Difesa vi fornisce una panoramica di massima delle forze in campo, aggiornata al momento in cui andiamo in stampa, ed analizza i principi secondo i quali tali forze sono state scelte e posizionate.

Aerospace Expeditionary Force

Il concetto alla base dei rischieramenti dei velivoli nelle aree di crisi è l’Expeditionary Air and Space Force (EAF) che fornisce le linee guida organizzative e procedurali per il dispiegamento dei reparti nelle Forward Operational Location (FOL) ovvero nelle basi operative avanzate.
Si tratta di un concetto che si è sviluppato negli anni successivi alla Desert Storm assumendo la struttura attuale il 1° gennaio 2000. Una delle maggiori difficoltà degli strateghi del Pentagono durante la fase di rischieramento che precedette l’operazione Desert Shield fu la scelta, tra quelli disponibili, dei reparti da inviare nel Golfo. Tale scelta rivestiva un ruolo importantissimo specie se Saddam, fin dall’agosto del 1990, subito dopo aver invaso il Kuwait, avesse deciso di attaccare l’Arabia Saudita e Israele mettendo a repentaglio la stabilità dell’intera area. Per tentare di contrastare l’avanzata irachena (che sembrava molto probabile e che in quel momento aveva grandi possibilità di successo), i “decision makers” americani si trovarono costretti ad “inventare” una forza di reazione il più possibile bilanciata nelle varie componenti: Superiorità Aerea, Attacco, Guerra Elettronica, Rifornimento in volo e Trasporto. Sarebbe stato inutile avere nel Golfo migliaia di bombardieri senza i tanker necessari a supportarli o senza i velivoli da scorta elettronica indispensabili nelle missioni di penetrazione.
Per garantire una forza di per sé autosufficiente, in grado di rischierarsi ovunque nel mondo, con brevissimo preavviso, l’EAF oggi comprende 10 Aerospace Expeditionary Forces (AEF) ognuno dei quali è costituito da circa 175 aerei di tutti i tipi e una media di 15.000 uomini. Gli AEF sono trasversali rispetto all’Air Force, alla Riserva e alla Guardia Nazionale: ogni unità, normalmente separata dalle altre e dedicata a compiti differenti, si unisce periodicamente o sulla base di particolari esigenze operative per formare una vera e propria forza aerea, ben superiore a quella “ufficiale” di molti stati del mondo.
I Wing e gli Squadron che prendono parte ad un rischieramento nel contesto dell’AEF al quale sono assegnati, limitatamente al periodo di operazioni, aggiungono la designazione “expeditionary” a quella del reparto; i Wing impegnati diventano quindi Air Expeditionary Wing (AEW), gli Squadron diventano invece Expeditionary Fighter Squadron (EFS) o Expeditionary Bombing Squadron (EBS), mentre ogni gruppo indipendente assume la designazione di Air Expeditionary Group (AEG).
Gli AEF sono uno strumento flessibilissimo nell’arsenale americano: le Expeditionary Forces devono essere in grado di rischierarsi in ogni parte del mondo entro 72 ore dalla chiamata per poter far fronte a qualsiasi esigenza con la massima rapidità. Ogni AEF garantisce la risposta ad un’eventuale chiamata con una prontezza che si estende per un periodo di 90 giorni ogni 15 mesi; due AEF sono “on call” permanentemente in modo tale da soddisfare un’esigenza talmente grave da richiedere l’impiego di un contingente addizionale. Per favorire l’addestramento dei reparti che compongono l’AEF, durante la finestra di prontezza di 90 giorni, metà dei reparti si rischiera all’estero in supporto ad operazioni reali (due AEF, ad esempio, sono permanentemente assegnati alle operazioni Northern Watch e Southern Watch), l’altra metà continua ad addestrarsi presso la propria base abituale. Una generica composizione di un AEF prevede 75 aerei rischierati presso le FOL e un centinaio “on call” pronti al rischieramento su chiamata. Tra quelli rischierati ci sono sempre poco meno di 20 aerei Superiorità Aerea, 30 da Attacco, Soppressione delle Difese Aeree Nemiche e da Supporto Aereo Ravvicinato, 3 AWACS, 12 tanker e 11 trasporti. “On call” presso le proprie basi di appartenenza ci sono aerei della stessa tipologia di quelli rischierati più altri assetti “pregiati” come i B-52, i B-2 e gli F-117. A supporto di ogni AEF opera un certo numero di assetti LD/HD (Low Density/High Demand), velivoli particolarmente richiesti ma disponibili in numero non sufficiente per assegnarne uno ad ogni contingente. Tuttavia, nel corso dei rischieramenti i velivoli LD/HD, tra i quali annoveriamo gli U-2, gli E-8 o gli RC-135), si addestrano con i vari AEF per aumentare l’integrazione tra i vari dispositivi. Si noti come nessun AEF possegga velivoli da Electronic Warfare (EW) propri: la guerra elettronica è una missione svolta dagli EA-6B della US Navy o dell’US Marine Corps con equipaggi misti interforza.

Le forze in campo

Al momento attuale sono rischierati nell’area due Aerospace Expedictionary Forces: l’AEF 7, presso la Prince Sultan AFB in Arabia Saudita in supporto alla Southern Watch, e l’AEF 8 che usa Incirlik in Turchia come FOL per la Northern Watch. E’ chiaro che in caso di attacco i reparti “on call” presso le basi negli Stati Uniti si unirebbero a quelli già nell’area del Golfo. Nelle basi messe a disposizione (con una certa riluttanza rispetto al 1990-1991 quando l’invasione di un paese arabo aveva trovato tutti d’accordo sul tipo di reazione da mettere in pratica) dall’Arabia Saudita, Oman, Qatar ed Emirati Arabi Uniti, sono rischierati altri 250 velivoli di tutti i tipi, che con i due AEF portano il totale a 400 (escludendo gli aerei imbarcati). A questi va anche aggiunto un cospicuo numero di velivoli che in virtù del loro raggio d’azione e del tipo di missione che svolgono opereranno da basi in Europa o in Asia, o addirittura negli Stati Uniti. Ci riferiamo per esempio ai grandi bombardieri americani B-52H che sia nel corso della Desert Storm, sia nelle più recenti Allied Force ed Enduring Freedom, hanno operato dalle basi di Fairford (nel Regno Unito), di Moron (in Spagna), dalla base di Diego Garcia nel Pacifico o addirittura dalle basi di appartenenza sul suolo americano. Nei recenti conflitti, ma anche durante le quotidiane esercitazioni, i B-52H hanno compiuto missioni di bombardamento della durata superiore alle 26 ore di volo. Anche i B-2, nell’ambito del concetto di Global Power, hanno operato durante i conflitti nei Balcani o in Afghanistan direttamente dalla Whiteman Air Force Base nel Missouri con missioni di 40 ore, anche se per un’eventuale azione in Iraq prenderebbero posto accanto ai B-52 e ai B-1 a Diego Garcia nell’Oceano Indiano, nei nuovi super-shelter creati appositamente per ospitare i bombardieri “stealth”, svelati solo da alcune recenti immagini satellitari. A parte i bombardieri pesanti, che avranno un ruolo chiave per il lancio dei missili “cruise” assieme alle navi e ai sottomarini dell’US Navy (e probabilmente anche alle unità lanciamissili della Royal Navy) in quella che sarà la Prima Fase di questa nuova Desert Storm, avranno particolare importanza gli “spioni” elettronici o fotografici. Questi assetti sono fondamentali per l’assessment (per la valutazione) dell’Electronic Order of Battle iracheno. Gli EP-3E sono ospiti regolari della base di Souda Bay a Creta, dalla quale potrebbero operare in lunghe missioni di pattugliamento elettronico a ridosso dell’Iraq. Direttamente da Sigonella o da Akrotiri a Cipro potrebbero decollare gli U-2 del 9th RW impegnati in missioni ESM (Electronic Support Measures) a ridosso del confine settentrionale dell’Iraq. Torniamo ai paesi del Golfo. In Kuwait sono già posizionati 115 carri armati, 80 aerei e 12.000 uomini. Le basi di Al Jaber e Ali Al Salem ospitano rispettivamente il 332nd AEG e il 386th AEG con F-15C ed E, A-10, HC-130. Ad Ali Al Salem sono rischierati anche 6 Tornado GR.4 del 12 Sqn della RAF mentre Al Jaber, oltre ad ospitare gli AH-64D e gli UH-60 del 2nd Squadron del 6th Cavalry, è la sede di una delle due componenti di AWACS della penisola arabica, equipaggiata con 7 E-3. L’altra componente è basata a Prince Sultan AFB, in Arabia Saudita, che è anche la base del 363rd AEW con almeno 2 E-8 Joint Star per il controllo del campo di battaglia, 4 RC-135 da spionaggio elettronico, e gran parte dei velivoli dell’AEF 7. Sempre a Price Sultan è presente un distaccamento del VMAQ-1 dell’US Marine Corps che schiera 3 EA-6B in supporto alla Southern Watch, e quello inglese della RAF con 4 Tornado F.3 del 43 Squadron. All’estremo sud, in Oman, sono posizionati alcuni degli assetti strategici: 10 B-1B del 28th BW ed un numero imprecisato di E-3 AWACS, RC-135 e Nimrod della RAF sono basati a Thumrait, mentre l’Air Force Special Operations Command (AFSOC) “presidia” la base di Masirah con le cannoniere volanti AC-130U e gli MC-130 delle forze speciali. Nel Seeb International Airport, sede del 320th AEW sono presenti almeno 24 F-16. Nella base che durante la Desert Storm ospitò i Tornado della missione Locusta, Al Dhafra negli Emirati Arabi Uniti, sede del 380th AEW, oltre ad un numero imprecisato di U-2, operano almeno 8 KC-10. In Qatar, sulla Al Udeid Air Base, il 379th AEW schiera 8 KC-10, 6 KC-135, uno squadron di F-15 e 3 Prowler dei Marines, sempre del VMAQ-1 dell’USMC. In Gibuti, presso Camp Le Monier è basata la forza antiterrorismo che si avvale degli MH-53 del 20th SOS (Special Operations Squadron).

Le forze dell’US Navy

L’isoletta di Bahrain, in virtù della sua posizione strategica nel Golfo, è la base principale della Navy che la utilizza per il supporto ai gruppi di battaglia delle portaerei. L’aeroporto Muharraq ospita i P-3 della Navy che volano anche in tempo di pace in missioni di protezione antisommergibili (l’Iran rimane sempre una minaccia); gli MH-53E del Detachment 1 dell’HC-4 e gli UH-3H del Det. 2 dell’HC-2; gli EP-3E del VQ-1; e i Tristar da rifornimento in volo del 216 Sqn della RAF che possono rifornire, grazie al sistema “probe and drogue” a tubo flessibile, tutti i velivoli imbarcati della Navy. Nel Golfo dell’Oman incrocia la portaerei USS Constellation con il Carrier Air Wing 2 (CVW-2) che può essere preso come riferimento per analizzare brevemente la composizione di uno stormo imbarcato. Dotato di circa 75 velivoli, il CVW-2 è costituito da 3 Squadron di F-18 con doppio ruolo di Difesa Aerea e Attacco al suolo, da uno Squadron di F-14D da Superiorità Aerea, da un gruppo equipaggiato con 4 EA-6B da Guerra Elettronica, da uno Squadron di velivoli Antisom S-3, da un gruppo Airborne Early Warning and Control con E-2C, da 2 velivoli da supporto C-2A appartenenti ad un distaccamento imbarcato di un Fleet Logistics Support Squadron, e da 6 elicotteri SH-60. La USS Abraham Lincoln con il CVW-14, che ha una composizione similare di aerei, doveva rientrare a Everett, stato di Washington, il 20 gennaio ma è rimasta nell’area del Golfo in previsione del conflitto pur avendo completato la sua crociera operativa. Anche la USS George Washington con il CVW-17, rientrata a Norfolk il 20 dicembre scorso dopo una crociera di 6 mesi nel Mediterraneo potrebbe essere rispedita nel Golfo in caso di necessità con un preavviso di 96 ore. La USS Kitty Hawk con il CVW-5 si mantiene per il momento a distanza dal Golfo e staziona nel Pacifico per tenere sotto controllo la penisola coreana a causa delle recenti tensioni che hanno fatto seguito alle rinnovate aspirazioni nucleari di Pyongyang culminate con l’uscita del paese asiatico dal patto di non proliferazione nucleare. Nel Mediterraneo staziona la USS Harry Truman che ha a bordo il CVW-3. A disposizione degli strateghi americani anche la USS Nassau con l’HMM-233 a bordo (equipaggiato con 29 tra AV-8B, CH-46, CH-53E, UH-1N, AH-1W) che verrà raggiunta dalla USS Tarawa e dalla USS Iwo Jima con a bordo, rispettivamente, il 15th ed il 26th Marine Expeditionary Unit.

© David Cenciotti

Rischierati presso le Forward Operational Location (FOL) ci sono normalmente 75 aerei di vario tipo, in grado di adempiere quasi tutti i tipi di missione, e di operare in parziale autosufficienza. Per quanto un AEF possa essere numeroso, deve sempre poter contare sul supporto di velivoli da Guerra Elettronica come gli EA-6B della Navy o dei Marines che volano con equipaggi misti che vedono impiegati anche quelli dell’USAF.

18 x F-15C Superiorità aerea
10 x F-15E Attacco
8 x F-16CJ SEAD (Suppression of Enemy Air Defenses)
12 x A-10 CAS (Close Air Support)
3 x E-3 AEW (Airborne Early Warning)
3 x HH-60 CSAR (Combat Search And Rescue)
8 x C-130 Trasporto
4 x KC-10 Rifornimento in volo
3 x KC-135 Rifornimento in volo
3 x KC-135 Rifornimento in volo
3 x C-21A Trasporto

“On call” presso le proprie basi di appartenenza ci sono aerei della stessa tipologia di quelli rischierati più altri assetti particolarmente “pregiati” come i B-52 o i bombardieri “stealth” B-2 e F-117.

6 x F-15C Superiorità aerea
14 x F-15E Attacco
10 x F-16CJ SEAD (Suppression of Enemy Air Defenses)
14 x A-10 CAS (Close Air Support)
9 x HH-60 CSAR (Combat Search And Rescue)
10 x C-130 Trasporto
2 x KC-10 Rifornimento in volo
7 x KC-135 Rifornimento in volo
7 x KC-135 Rifornimento in volo
6 x C-21A Trasporto
6 x B-52/B-1 Attacco e lancio di cruise
3 x B-2 Stealth
6 x F-117 Stealth

Ogni Aerospace Expeditionary Force ha un Wing leader, che assicura l’univocità di comando tra i vari reparti all’interno dello stesso AEF:

AEF 1 388th Fighter Wing Hill AFB, Utah
AEF 2 7th Bomb Wing Dyess AFB, Texas
AEF 3 3rd Wing Elmendorf AFB, Alaska
AEF 4 48th Fighter Wing RAF Lakenheath, Regno Unito
AEF 5 355th Wing Davis-Monthan AFB, Arizona
AEF 6 20th Fighter Wing Shaw AFB, South Carolina
AEF 7 27th Fighter Wing Cannon AFB, New Mexico
AEF 8 28th Bomb Wing Ellsworth AFB, South Dakota
AEF 9 2nd Bomb Wing Barksdale AFB, Lousiana
AEF 10 1st Fighter Wing Langley AFB, Virginia

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