Questo articolo è stato pubblicato sul numero 203, Ottobre 2003 di Aeronautica & Difesa

“Grazzanise Approach, buongiorno dalla Jolly 11”
E’ questa chiamata radio sulla frequenza del controllo di Avvicinamento della base aerea campana che sancisce l’inizio del nostro incontro ravvicinato con gli uomini il 9° Stormo. Siamo infatti in volo su un MB-339A appena decollato dalla pista 06 dell’aeroporto “Romagnoli” e sarà dall’invidiabile prospettiva che godiamo dal seggiolino posteriore di un aereo della 609^ Squadriglia Collegamenti e Soccorso che proveremo a descrivervi la base, i mezzi, le operazioni e gli uomini dello Stormo intitolato a Francesco Baracca. Abbiamo scelto qualcosa di diverso dal solito articolo su un reparto dell’Aeronautica Militare perché il 9° Stormo rappresenta in questo momento il reparto su cui più d’ogni altro si concentra l’attenzione di migliaia di appassionati di tutto il mondo; è proprio qui, a Grazzanise, che avverrà l’ultimo volo dell’F-104. E quale modo migliore se non “incontrare” il leggendario velivolo della Lockheed nel suo regno, il cielo.
Dopo una virata che ci ha permesso di invertire la prua attraversiamo rapidamente alcune formazioni nuvolose e livelliamo a 8.000 piedi diretti verso Mondragone, punto d’ingresso nella zona di lavoro R-62. Ai comandi del velivolo che ci permetterà di seguire molto da vicino le operazioni di volo quotidiane del 10° Gruppo, una vecchia ed illustre conoscenza (vedi Aeronautica & Difesa n.185 pag. 40-45), il Colonnello Gianpaolo Miniscalco, dal mese di ottobre del 2002 Comandante dello Stormo che ha l’onore di fregiarsi del cavallino rampante di Francesco Baracca. “Jolly 11” è il nostro nominativo di chiamata radio ed il programma odierno prevede una missione densa di eventi significativi: innanzitutto ricongiungeremo in volo con uno dei quattro F-104 della missione “Picca 11” decollata alcuni minuti prima di noi (quello in configurazione “clean”) che seguiremo per alcuni minuti durante le fasi di volo sul mare che precedono l’atterraggio. Successivamente saremo intercettati dagli altri velivoli della “Picca 11” che essendo tutti in configurazione con serbatoi alle estremità alari (tip tanks) potranno spendere qualche minuto in nostra compagnia prima del “Bingo”, ovvero del raggiungimento della quantità di carburante stabilita in fase di briefing per il rientro alla base. Infine, se il carburante ce lo consentirà, mentre due dei 104 andranno all’atterraggio, noi eseguiremo qualche manovra acrobatica in ala all’ultimo “Starfighter” che ci darà, se ancora ce n’è bisogno, prova della sua potenza e della sua stabilità in alcuni assetti particolarmente accentuati.
Siamo pronti al primo evento in “scaletta”, Miniscalco mi invita a cercare nel cielo la sagoma del “missile pilotato” che vola più basso di noi, a 7.000 piedi, con prua 270.
La classica scia di fumo caratteristica dello “Spillone” ci facilita il compito e dopo pochi minuti dal decollo siamo già in ala ad un ASA-M. Il 9° Stormo si sta trasformando in un bacino di raccolta per tutti i 104 ancora operativi della Forza Armata e nel prossimo anno e mezzo non avrà certo penuria di velivoli: oltre agli F-104 ceduti dal 23° Gruppo a dicembre dello scorso anno al momento della chiusura della base di Cervia per l’inizio dei lavori di adeguamento per l’F-16, sono arrivati a Grazzanise anche gli ultimi quattro velivoli del 18° Gruppo che si sono accasati nella base campana dal 22 aprile, data in cui sono stati costretti a traslocare da Trapani anche questa soggetta a vari lavori infrastrutturali in vista della consegna dei primi “Fighting Falcon”. Il “parco macchine” dei piloti del 9° Stormo (tra cui c’è anche un pilota del 23° Gruppo in attesa di raggiungere i colleghi a Tucson ed iniziare l’iter di conversione sull’F-16, e una decina di piloti del 18° Gruppo) non potrà che aumentare man mano che inizieranno ad affluire al 10° Gruppo anche gli “Starfighter” dismessi dal 9° e dal 20° Gruppo di Grosseto.
Ma ritorniamo al nostro volo. La visibilità in quota è ottima e a largo di Gaeta ci siamo ormai lasciati alle spalle i cumuli di bel tempo che avevamo incontrato poco dopo il decollo. Dopo un paio di virate ed un tratto di navigazione in formazione, il pilota del primo F-104 (tanto per informazione, un ufficiale del 18° Gruppo) ci comunica che deve rientrare alla base. Lo seguiamo mentre, mantenendo condizioni di volo a vista (voliamo in VFR, Visual Flight Rules), sorvola i vari punti di riporto obbligatori stabiliti dalla procedura di atterraggio. Quando si trova a poche miglia in finale per un atterraggio di tipo “full stop” lo salutiamo, seguendo il nostro volo lungo il prolungamento dell’asse della pista. Il nostro punto d’osservazione privilegiato a poche centinaia di metri d’altezza e la bassa velocità tipica della configurazione d’avvicinamento ci permettono di apprezzare alcune peculiarità della base che sfila lentamente sotto la fusoliera del “Macchino”: malgrado si trovi in una delle zone a maggior densità abitativa del nostro paese, l’aeroporto è in una zona di campagna lontana abbastanza dagli insediamenti urbani delle cittadine più vicine. Villa Literno, Cancello Arnone, la stessa Grazzanise o Capua sono distanti alcuni chilometri dall’aeroporto e l’attività diurna e notturna del 9° Stormo arreca il minimo disturbo alla popolazione locale che non ha avuto mai modo di lamentarsi, come peraltro avvenuto molto spesso altrove, dell’inquinamento acustico dei velivoli. Anzi, il fatto che la maggior parte del personale sottufficiale sia di origine campana e la consapevolezza dell’importante ruolo svolto dalla 609^ Squadriglia in favore della popolazione civile nei casi di grave calamità naturale, non ha fatto altro che migliorare col passare degli anni i rapporti tra il 9° Stormo e la comunità locale. Altra caratteristica di questa base, che appare quasi nascosta a chi la raggiunge “via terra”, è che non tutte le sue strutture sono all’interno dello stesso sedime. L’area logistica, che accoglie il Comando, alcuni degli alloggi per la truppa, l’autoreparto, il Gruppo SLO (Servizi Logistici Operativi) e STO (Servizi Tecnici Operativi) sorge di fronte al Villaggio Azzurro, in una zona dalle dimensioni molto contenute, a circa un chilometro di strada comunale dall’area operativa. Tra queste due zone, presidiate dai VAM, c’è un breve tratto da fare in macchina in piena campagna costeggiando allevamenti di bufali, qualche caseificio e campi coltivati.
L’area operativa è ovviamente il cuore pulsante del 9° Stormo. Dall’ingresso, attraversato il prolungamento dell’asse pista 06, con un occhio al semaforo per evitare di essere sorvolati da un F-104 con postbruciatore acceso, si raggiunge la “villetta” della 609^ Squadriglia, che dista pochi metri dall’hangar e dal piazzale che ospita i velivoli in dotazione e quelli (non pochi) in transito. Nella zona dei “Buffalo Boys” (soprannome degli equipaggi della Squadriglia Collegamenti e SAR) sono ancora presenti i resti del vecchio BOC (Base Operation Center) e dei due dei ricoveri corazzati all’aperto, inaugurati negli anni ’70, in cui venivano ospitati i velivoli d’allarme del 10° Gruppo. Seguendo la strada in direzione Nordest verso la zona che ospita il 10° Gruppo (in testata 24) si incontra l’Ufficio Operazioni, il CDA (Controllo D’Aeroporto), la torre di controllo, il Gruppo antincendio ed infine il bunker del Wing Operation Center che è una delle poche strutture “nuove” poiché costruite dopo il 1967, data di riattivazione del 9° Stormo sulla base di Grazzanise. Si tratta di una struttura corazzata in grado di resistere per quasi un mese ad un attacco di tipo nucleare, batteriologico e chimico. La zona che si incontra a ridosso del WOC, è costituita dalle palazzine del 10° Gruppo e della sua Sezione Tecnica, dai locali per il personale d’allarme, dalla zona per la prova motore e dal piazzale della linea di volo dove sono parcheggiati gli aerei non riposti nei ricoveri corazzati. Quest’area è abbastanza ampia da poter ospitare durante l’intera “Allied Force” e nei successivi periodici rischieramenti anche il contingente delle aeronautiche norvegesi e danesi con una decina di F-16 e 150 persone al seguito. Gli shelter più vicini alla pista sono quelli in cui vengono approntati i velivoli in servizio d’allarme armati con missili AIM-9L “Sidewinder” e “Aspide”. In caso di “Scramble” il tempo per l’accensione del turbogetto, l’allineamento della piattaforma e l’ingresso in pista è molto breve tanto da far sembrare abbastanza “larghi” i 7 minuti concessi dalle vigenti regole alla coppia in turno d’allarme. L’F-104 può decollare con un massimo di 10 nodi di vento in coda, limite che permette nella maggior parte delle volte il decollo su “Scramble” dalla vicinissima testata 24. Qualora il vento in coda sia tale da costringere gli intercettori a decollare per la pista opposta, viene concesso un delay di 2 minuti perché i caccia devono rullare per raggiungere l’altro versante dell’aeroporto (detto “Sud” anche se in realtà si dovrebbe parlare di Ovest visto l’orientamento della pista) ed iniziare la corsa di decollo dalla testata 06, proprio di fronte alla Squadriglia Collegamenti. Proseguendo nel nostro “tour” della base di Grazzanise raggiungiamo l’Hangar del Centro Manutenzione, ente dipendente dal 409° Gruppo STO, che garantisce l’efficienza di 1° e 2° livello dei velivoli. Seguendo l’immaginario percorso iniziale incontriamo il complesso di antenne del GCA (Ground Controlled Approach) che permette l’esecuzione di avvicinamenti di precisione e la palazzina della Meteo.Rientriamo nel cockpit per proseguire la missione.
Sorvolata la base, Miniscalco con un’ampia virata riporta il 339 con in muso in direzione della R-62. Ci posizioneremo ancora una volta a 8.000 piedi in attesa che i 3 F-104 della seconda sezione della “Picca 11” rientrino dall’area operativa R-50, una vasta fetta di spazio aereo che sovrasta gran parte dell’Abruzzo e del Molise, dove i piloti del 10° Gruppo si addestrano alla pratica dell’intercettazione. I piloti operano quotidianamente con il supporto dei controllori Guida Caccia che operano nei CRC (Centri di Riporto e Controllo) di Licola o Poggio Ballone o negli E-3 della NATO che settimanalmente si spingono fino alle nostre latitudini per addestrare i piloti italiani. In questi casi, lo scopo di operare con “Magic” (l’AWACS di turno) non è tanto quello di apprendere o migliorare le tecniche dell’intercettazione, quanto acquisire una certa dimestichezza con le procedure e la fraseologia utilizzata dagli assetti AEW (Airborne Early Warning) sul cui supporto tutti gli intercettori devono poter contare in qualsiasi conflitto moderno. Questo tipo di attività, come la partecipazione alle sessioni in Belgio del Tactical Leadership Program (TLP) e alle esercitazioni multinazionali, ha lo scopo di preparare gradualmente i nostri piloti all’impiego in scenari più complessi nei quali si troveranno con gli F-16 e gli Eurofighter in cui non è solo necessario volare ma anche pianificare e gestire veri e propri “package” di velivoli eterogenei. Inutile quindi restare legati a procedure anacronistiche imposte dall’arretratezza del mezzo, meglio avvicinarsi ai nuovi standard di Difesa Aerea con le giuste approssimazioni indotte dall’avionica e dalle caratteristiche aerodinamiche del velivolo attualmente impiegato. Sono inoltre arrivati al 10° Gruppo i pod e la ground station del sistema Automous ACMI. Questo strumento consente di addestrarsi “in casa” così come avviene nei poligoni di Decimomannu al combattimento aereo permettendo di rivedere da diverse prospettive, le missioni appena concluse per analizzarle in dettaglio.
L’attività del 10° Gruppo non si limita certo all’addestramento: oltre ai turni d’allarme spartiti con gli altri reparti intercettori (9° e 12° Gruppo, in quanto il 18° Gruppo può al momento, almeno nella sua componente ancora equipaggiata con il 104, essere considerato come integrato a tutti gli effetti con il 10° NdA) specie nel recente passato, le “Picche” sono state impegnate in missioni reali di polizia aerea e di protezione dello spazio aereo in occasione di meeting internazionali ed eventi di particolare importanza. Gli attentati dell’11 settembre hanno spinto anche l’Aeronautica a rivedere l’impiego dello strumento aereo per adattarlo ai moderni scenari internazionali. Ecco comparire la necessità di utilizzare i velivoli intercettori in opposizione a minacce terroristiche. La “Giopolis” è nata proprio per questo: si tratta di un’esercitazione che si simula lo svolgimento di un vertice internazionale per il quale il potere aereo deve garantire un ombrello protettivo mediante l’istituzione di una No-Fly Zone. L’esercitazione ha, negli ultimi anni, interessato anche la base di Grazzanise ed ha visto una componente aerea “tipo” impegnata a respingere attacchi di vario genere condotti da varie tipologie di minacce: dall’aereo civile dirottato, al velivolo ultraleggero, ai velivoli radiocomandati, ai caccia, agli executive VIP, agli elicotteri. Questo tipo di manovre, cui hanno preso parte anche gli uomini del 10° Gruppo, permettono di mettere alla prova il complesso dispositivo di Difesa Aerea fatto di procedure di autenticazione, di identificazione e/o di abbattimento dei velivoli manifestamente ostili e delle famose ROE (Rules Of Engagement, regole d’ingaggio). In occasione degli eventi addestrativi, così come nei casi reali, gli F-104 volano in CAP (Combat Air Patrol) per periodi di tempo abbastanza limitati proteggendo una specifica area FAOR (Fighter Area Of Responsibility) delle dimensioni normalmente di 40 per 60 miglia nautiche, sotto il controllo di un AWACS o di un CRC mobile. In caso di necessità, l’F-104 è uno strumento molto importante ancora in mano ai controllori tattici in quanto può essere diretto con estrema tempestività ad intercettare ed identificare visivamente qualsiasi tipo di velivolo, condurre successivamente l’iter di verifiche previste dalle ROE e poi abbattere (eventualmente) il velivolo ostile o costringerlo ad atterrare su un aeroporto predefinito. Durante il vertice NATO del 27 maggio 2002 il 10° Gruppo, nel corso dell’Operazione interforze “Kremlin” fu chiamato a contribuire al regolare e sicuro svolgimento dell’importante evento sulla base di Pratica di Mare mettendo in pratica quanto appreso nel corso dell’addestramento. Il 10° Gruppo ha preso anche parte alla guerra in Kosovo, quando una cellula di F-104 del 9° fu rischierata ad Amendola per garantire la presenza di un paio di velivoli armati, sempre pronti al decollo su “Scramble” per andare a tappare i buchi che si venivano a creare quando i velivoli da superiorità aerea alleati (F-16 e F-15) erano costretti ad abbandonare la propria orbita di pattugliamento per andare ad identificare un velivolo potenzialmente ostile. Tra l’altro, il primo decollo su “Scramble” di un F-104 durante la guerra in Kosovo ha appunto visto protagonista un pilota del 10° Gruppo, il Cap. Salvatore Ferrara, decollato su allarme proprio per andare a rimpiazzare un velivolo alleato che aveva lasciato sguarnito il sistema di difesa aerea messo in piedi dalla NATO.
Ma concentriamoci sulla missione addestrativa attualmente in corso. Siamo in volo livellato a circa 300 nodi nel golfo di Gaeta, con prua verso il Circeo. A sinistra si intravede l’isola di Ponza. Gli F-104 stanno sopraggiungendo dalle nostre ore 3. Visto che i caccia non sono coadiuvati da un radar di terra per l’intercettazione, Miniscalco inizia a scandire la nostra posizione via radio in termini di radiale e distanza dal TACAN di Grazzanise. Gli intercettori dovranno quindi prenderci disegnando la geometria dell’intercettazione sulla base delle nostre indicazioni inventandosi una vera e propria navigazione fix to fix. Dopo pochissimi minuti di inseguimento gli “Starfighter” ci acquisiscono visivamente e si avvicinano alle nostre spalle. “Picca 11, tally” è la comunicazione del leader della formazione che ci informa di avere contatto visivo con lo “zombie”. L’intercettazione può considerarsi conclusa. I tre velivoli si concedono quindi ai nostri obiettivi mentre iniziamo ad evoluire in formazione. Uno dei 104 è del 37° Stormo e a bordo dello stesso c’è un pilota del 18° Gruppo in addestramento ma si tratta di un caso: come detto il 18° Gruppo è ormai del tutto integrato con il 10° con il quale spartisce la sala operativa, la sala equipaggiamenti, gli specialisti ed ovviamente anche i velivoli. Non si fa caso alle insegne disegnate sui velivoli, si va in volo con gli aerei efficienti, qualsiasi sia il reparto d’appartenenza. Anche in caso di “Scramble”, sia esso un “Alpha” (che sta per Alert, ovvero reale) o un “Tango” (che sta per Training, ovvero non reale ma d’addestramento) i piloti di un Gruppo possono utilizzare i velivoli dell’altro Gruppo. Pur mantenendo forte il legame al reparto d’appartenenza e alle sue tradizioni, lo spirito di corpo e l’affiatamento tra i piloti è tale che fin dalla prima missione è stato possibile mandare in volo i piloti più esperti del 10° Gruppo con i più giovani del 18° Gruppo e viceversa.
Il tempo è tiranno e due dei tre F-104 si dirigono all’atterraggio mentre noi ci intratteniamo ancora qualche minuto con l’ultimo “Starfighter” della “Picca 11”. Eseguiamo un paio di virate sfogate ed un tonneaux e terminiamo le acrobazie con una bella arrampicata in verticale nella quale il 104, acceso l’A/B (il postbruciatore) ci sfila rapidamente accanto, puntando come un missile verso il cielo ed eseguendo subito dopo un rovesciamento. La missione è finita, possiamo rientrare alla base.
Il 104 continuerà a volare fino al 2004 qui a Grazzanise. Poi il destino del Gruppo è già segnato. Il 10° Gruppo riceverà finalmente l’F-16 e si trasferirà a Trapani, raggiungendo il 18° Gruppo in seno al 37° Stormo. I primi due piloti sono già partiti per iniziare l’iter addestrativo sul “Viper” a Tucson, in Arizona. Gli altri, compresi i piloti del 18°, li seguiranno un po’ alla volta nei prossimi mesi. In linea di massima dovrebbero partire per gli Stati Uniti due piloti alla volta, uno più esperto e un giovane, in modo tale da non privare il Gruppo dell’esperienza dei piloti più anziani in modo troppo veloce e traumatico. L’arrivo dell’F-16 ha avuto un’ottima influenza sul morale dei piloti che volano oggi su un aereo vecchio ma formativo con la consapevolezza di disporre di un mezzo all’altezza, nel giro di un paio d’anni. Più difficile invece ipotizzare il futuro dello Stormo. Le ipotesi si susseguono a ritmo frenetico. La base fa gola al traffico civile che per un breve periodo ne usufruì già nei primi anni ’90 a causa dell’indisponibilità dello scalo di Napoli ma per essere pronto a sostituire Capodichino (o soltanto coadiuvarlo) sono necessari pesanti interventi. La pista è stretta, le aree di parcheggio e di rullaggio inadeguate a velivoli commerciali, inoltre non è presente alcuna struttura per la ricezione dei bagagli o per l’accoglienza dei passeggeri e oltretutto per rendere l’aeroporto una struttura unica andrebbe studiato un modo per unire le attuali aree logistiche e operative (o semplicemente estendere solo quest’ultima). Ovviamente andrebbe rivisto l’intero sistema viario. Si tratta di problemi non da poco. Staremo a vedere. Vista la presenza di infrastrutture ancora in grado di servire un reparto dotato di un paio di gruppi di volo, la base potrebbe essere usata in futuro per periodici rischieramenti di cellule da Difesa Aerea come avviene da molti anni anche a Sigonella. Sicuramente rimarrà a Grazzanise, almeno fino alla radiazione dell’AB-212 la Squadriglia di Collegamento e Soccorso. Con una flotta fatta di 2-3 elicotteri, 1 MB-339A ed un Siai S.208, la 609^ Squadriglia garantisce il vitale servizio di Soccorso non solo a favore dell’Aeronautica e delle altre Forze Armate ma soprattutto a favore della popolazione civile. L’AB-212AM è un elicottero particolarmente adatto (sicuramente più del pesante HH-3F) all’impiego in montagna ed è per questo utilizzato per garantire il soccorso nei vicini rilievi del Lazio, dell’Abruzzo, del Molise ed ovviamente della Campania. Una buona parte dell’addestramento dei “Buffalo Boys” ha luogo appunto sui rilievi dove i piloti si addestrano all’impiego del verricello impiegato per calare e recuperare l’aerosoccorritore. Sarebbe impossibile ricordare tutte le occasioni in cui la 609^ Squadriglia è intervenuta in occasione di gravi calamità naturali ma vale la pena ricordare i più impegni recenti in occasione dell’alluvione di Sarno e Quindici e del terremoto di S. Giuliano di Puglia in cui l’AB-212 del 9° Stormo è stato il primo mezzo dell’Aeronautica ad arrivare sul posto per iniziare l’evacuazione sanitaria. La versatilità dell’elicottero risulta fondamentale nei casi in cui sia necessario garantire il trasporto d’urgenza di traumatizzati gravi ed il collegamento con le isole dell’arcipelago campano nei casi di interruzione dei servizi di collegamento marittimo. Gli AB-212 in servizio SAR garantiscono una prontezza al decollo di 30 minuti dall’allarme dall’alba al tramonto. Per assolvere a una vasta tipologie di missioni il mezzo dispone di diversi tipi di barelle e può imbarcare equipaggiamento medico necessario al primo soccorso (tra cui defibrillatore, bombole d’ossigeno e polmone artificiale). La maneggevolezza e l’affidabilità di questo elicottero ha spinto qualcuno ad ipotizzare anche un impiego diverso per l’AB-212. Come abbiamo già spiegato, la concezione di Difesa Aerea ha subito un radicale cambiamento dall’11 settembre 2001. A far paura ora non sono più i velivoli da bombardamento nemici ma aerei kamikaze o in grado di diffondere nell’aria agenti chimici. Ovviamente questo tipo di minaccia può materializzarsi in vari modi: dal B-767 civile dirottato, al piccolo “paperozzo” a elica, all’elicottero, al velivolo radiocomandato. Per intercettare a grande distanza dal potenziale obiettivo i cosiddetti “slow movers” (ovvero velivoli che si muovono a bassa velocità) possono essere più adatti gli elicotteri o gli aerei da addestramento che velocissimi intercettori. Nella già citata Operazione Kremlin si è ricorso agli MB-339CD e agli HH-3F per intercettare gli “slow movers” ed in quest’ottica è possibile ipotizzare un impiego anche degli AB-212AM armati. Vista la posizione strategica della base di Grazzanise, un’ipotesi (una delle tante sulla sorte della base campana) prevede la costituzione sull’aeroporto Romagnoli (ma ci sono anche altre candidate tra cui Gioia del Colle) di un nucleo da Difesa Aerea che utilizzando 6 MB-339CD e 8-9 AB-212 opportunamente armati, potrebbe garantire l’incolumità di alcuni obiettivi strategici. Nel caso di Grazzanise, l’area di competenza sarebbe una delle più importanti nello scacchiere meridionale comprendendo la base di Bagnoli, la sede della 6^ Flotta, l’Accademia Aeronautica di Pozzuoli, l’aeroporto di Capodichino, la città e del porto di Napoli, il porto di Gaeta, la base di Pratica di Mare, e la città di Roma. Per assolvere ad una missione di questo tipo gli AB-212 andrebbero trasformati in mezzi “Combat SAR” con l’adozione di “suite” di autodifesa, pannelli per le segnalazioni in volo ai velivoli intercettati, mitragliatrici laterali “Minimi” da 5,56 mm e un’avionica aggiornata. Per il momento si tratta solo di ipotesi. Staremo a vedere. Intanto il problema che affligge la 609^ Squadriglia Collegamenti non è tanto l’ammodernamento dell’AB-212AM quanto la sua efficienza, problema comune a tutte le squadriglie dell’Aeronautica, cui si spera di trovare soluzione a breve termine. Raramente i “Buffalo Boys” sono nelle condizioni di impiegare tutti gli elicotteri in dotazione cosa che costringe la Squadriglia a fare i salti mortali per portare avanti le attività addestrative e garantire l’assolvimento dei turni d’allarme. Una nota sicuramente positiva per la 609^ Squadriglia è la presenza dell’MB-339 sul quale stiamo volando con il Col. Miniscalco. Il velivolo non solo garantisce voli di collegamento veloci e attività per i “seioristi” ma è soprattutto impiegato dai piloti della Squadriglia per il mantenimento delle abilitazioni al volo su aviogetto e per lo svolgimento della normale attività addestrativa quotidiana. Pur rimanendo l’elicottero e l’attività di soccorso la principale occupazione dei “Buffalo Boys”, la possibilità di volare anche su aviogetto per qualche centinaia di ore all’anno non può che essere molto appagante per qualsiasi pilota della 609^ Squadriglia.
La nostra visita alla base del “Cavallino Rampante” di Grazzanise, l’ultima base al mondo degli F-104, termina qui. A chi andrà a volare in altri cieli con altri velivoli e a chi rimarrà a Grazzanise a garantire la sicurezza di noi civili, non ci resta che augurare un caloroso “in bocca al lupo!”.

© David Cenciotti