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Nell’epoca di Google Earth e delle foto satellitari disponibili gratuitamente su Internet, nascondere le installazioni militari o addirittura negarne l’esistenza è una precauzione a dir poco anacronistica. Piuttosto che “celare” è meglio senz’altro “confondere e mimetizzare” favorendo, quanto più possibile, l’osmosi tra il sedime militare e il conglomerato urbano circostante. E’ a questa filosofia che sembra ispirarsi uno degli aeroporti più atipici d’Europa: Meiringen, in Svizzera.

Situata a quota 570 metri tra le Alpi dell’Oberland Bernese, la base è talmente permeata con la realtà che la circonda da apparire quasi invisibile al visitatore che la raggiunge per la prima volta. Se non fosse per l’avveniristica torre di controllo e per la presenza di qualche elicottero parcheggiato nel grande piazzale a ridosso della pista, sarebbe piuttosto difficile notarne la presenza. A differenza di quanto avviene in Italia, l’aeroporto è delimitato da recinzioni più che altro “simboliche”, talvolta addirittura assenti, e da un sistema di passaggi a livello attivato all’occorrenza per evitare che le autovetture che attraversano la pista o i raccordi possano effettuare una “incursion” durante le operazioni di volo. Sì, perché il sistema viario cittadino interessa tutto il sedime aeroportuale attraversandolo da nord a sud e da est a ovest: un paio di semafori presidiati da militari della Schweizer Luftwaffe regolano l’attraversamento della pista (consentito fino a pochi istanti prima del decollo di qualsiasi velivolo) e dei raccordi che collegano l’area di manovra agli hangar.

Per il resto la base è un grande “open space” con i velivoli ricoverati all’interno di shelter ricavati nella montagna a sud dell’aeroporto e i locali dei reparti di volo ospitati in moderni hangar che si affacciano sui piazzali a ridosso della striscia d’asfalto 10/28. L’aeroporto è interessato da un intenso traffico di velivoli ad ala fissa e mobile, che volano in orario più o meno d’ufficio: generalmente si vola dal lunedì al venerdì sia la mattina che il pomeriggio, con una breve pausa per il pranzo. Durante l’intervallo non è infrequente incontrare gli equipaggi presso una delle locande situate attorno alla base, tra la pista e un pascolo di bovini.

Meiringen è la sede del Fliegergeshwader 13 che si compone di due gruppi di volo: il Fliegerstaffel (FlSt) 8 dotato di F-5 e il FlSt 11 dotato di F/A-18. La base ospita con una certa frequenza anche aerei ed elicotteri in transito, che a differenza dei caccia “stanziali” non usufruiscono dei ricoveri in caverna ma vengono parcheggiati all’addiaccio nel piazzale in prossimità della testata 28. Com’è comprensibile, situata in uno scenario a dir poco pittoresco, con un paio di reparti che “macinano” sortite, e priva delle restrizioni che caratterizzano la maggior parte degli aeroporti nostrani (ed europei), Meiringen è una sorta di Eden per spotter e fotografi.

L’orientamento della pista è tale che dalla mattina alla sera, posizionandosi nella zona sud dell’aeroporto (raggiungile attraversando comodamente la pista con la propria autovettura) si dispone di almeno tre “spotting points” che consentono di osservare l’intera attività di volo sempre a favore di luce. Ad est, è possibile osservare i rullaggi dei velivoli diretti da e per gli hangar interrati; più o meno a metà pista è possibile osservare i decolli, gli atterraggi, i rullaggi e gli attraversamenti dei velivoli che usufruiscono della taxiway centrale per raggiungere gli shelter; a ovest, in prossimità della testata pista è possibile osservare gli atterraggi e i rullaggi per i decolli che utilizzano la RWY10. Anche la zona nord è costellata di spotting point, solo che sono meno frequentati degli omologhi a meridione, essendo costantemente controluce. A proposito, la luce entra nella vallata esclusivamente nei mesi “caldi”, ovvero da aprile a fine ottobre; nel restante periodo le montagne impediscono alla luce solare di illuminare la base.

In corrispondenza di ogni spotting point è disponibile un’area di parcheggio apposita: alcune sono ufficialmente riconosciute e segnalate, altre sono improvvisate e richiedono il versamento di una quota simbolica (1 franco svizzero) al proprietario del relativo terreno. Altrove è sconsigliabile parcheggiare per non suscitare le ire dei contadini locali.

La base è situata a pochi chilometri dal più famoso poligono di tiro aria-suolo svizzero: Axalp Ebenfluh. Il poligono è costituito da una serie di bersagli di colore rosso/arancione posizionati sui pendìi piuttosto scoscesi di una larga vallata situata a quota 2.300 metri. Le operazioni di volo sono gestite dalla piccola torre di controllo dalla quale vengono autorizzati al tiro i velivoli di volta in volta impegnati in sortite con il cannone. Una pratica, quella del cannone, che nei moderni scenari poteva sembrare demodé ma che alla luce delle recenti esperienze fuori area è tornata prepotentemente in auge: è di questi giorni la diatriba suscitata da una mail con cui un maggiore di un reggimento di paracadutisti inglese si lamentava della scarsissima utilità degli Harrier di Sua Maestà privi di cannone nelle missioni CAS nel teatro afgano, polemica che ha costretto la RAF a fare un deciso cambio di rotta rispetto a quanto deciso 7 anni fa e prevedere l’impiego del cannone Mauser da 27 mm su tutti i 232 Eurofighter previsti (scelta che comporta notevoli esborsi in termini di addestramento, manutenzione, munizioni e scorte).

Una volta all’anno, nella prima metà di ottobre, la Schweizer Luftwaffe apre per due giorni le porte di questo poligono al pubblico. In realtà, l’evento non si limita ai tiri a fuoco degli Hornet e degli F-5 ma prevede anche dimostrazioni SAR, simulazione di dogfight (con incessante utilizzo di flares), aviolanci e il gran finale costituito dall’esibizione della Patrouille Suisse nel suggestivo scenario alpino. Una delle novità dell’edizione 2006 dell’Axalp Fliegerdemonstration dell’11 e 12 ottobre è stata la partecipazione dell’Armée de l’Air che ha preso parte ai tiri reali con una coppia di Mirage F1 CR rischierati per l’occasione a Payerne.

La Demo si svolge da diversi anni con le stesse identiche modalità in entrambe le date previste dal programma (un mercoledì e un giovedì). Qualora per avverse condi-meteo, si rendesse necessaria una cancellazione, si usufruisce di una data di riserva, generalmente il venerdì successivo. L’esibizione è identica nei due giorni previsti, dura un’ora e mezza ed inizia, con precisione svizzera, alle 14.00. In realtà un’anteprima delle esibizioni che avranno luogo nel primo pomeriggio è osservabile fin dalle prime ore della mattina allorché formazioni di F-5 e F-18 impegnano il poligono per la sessione di addestramento. Sebbene tale sessione non preveda le esibizioni della pattuglia acrobatica svizzera, né di elicotteri o paracadutisti, la “prova generale” è se possibile ancor più spettacolare rispetto alla demo vera e propria: tanto per fare un esempio, il 12 ottobre durante le prove mattutine, i due Mirage francesi hanno eseguito dei passaggi “low and fast” sul poligono (e sul pubblico) a quota talmente bassa che alcuni spettatori si sono gettati in terra per paura di essere investiti dai due aviogetti!

Altro motivo per non perdere le prove è che prima di liberare il poligono al termine dello slot, i velivoli eseguono generalmente un passaggio in formazione a nord del command post, permettendo a spettatori e giornalisti di fotografare gli aerei a favore di luce che volano lungo il versante settentrionale dell’Axalphorn e con il suggestivo sfondo del lago di Brienz, situato 2.000 metri più in basso. L’unico (si fa per dire) problema è che per poter presenziare le prove, bisogna affrontare, con il freddo e prima dell’alba, una specie di scalata attraverso un percorso accidentato, molto ripido, lungo, e particolarmente faticoso (specie se affrontato con uno zaino contenente l’apparecchiatura fotografica). Purtroppo, gli elicotteri che la Swiss Air Force mette a disposizione di VIP e giornalisti per salire ad Axalp da Meiringen iniziano a fare la spola con il poligono solo a partire dalle 13, al termine della sessione mattutina, il che significa che non c’è altra maniera per vedere le prove se non attrezzarsi di cibo e bevande a volontà, scarponi da trekking, torcia, giacca a vento e guanti, e affrontare la salita accodandosi a uno dei tanti gruppi di “scalatori” locali che riescono ad orientarsi in montagna anche nel buio più completo. Ovviamente, prerequisito fondamentale è essere in perfetta forma fisica, altrimenti è meglio lasciar perdere.