Questo articolo è stato pubblicato sul numero 189, Luglio 2002 di Aeronautica & Difesa

Che le missioni di Guerra Elettronica siano fondamentali nell’economia di qualsiasi operazione di guerra ormai è abbastanza chiaro. Persino la categoria degli stealth sembrerebbe non essere immune dalla necessità di operare con il supporto di velivoli EW (Electronic Warfare, Guerra Elettronica) in grado di bonificare le rotte di ingresso e uscita dal territorio nemico dai radar delle batterie SAM (Surface to Air Missile) e dell’Integrated Air Defense System (Sistema di Difesa Aerea Integrata) avversario. Eppure, il nostro paese, le cui forze armate sono impegnate in mezzo mondo in operazioni molto dedicate e nel recente passato anche in missioni di Guerra, sembrerebbe ritenere la Guerra Elettronica uno strumento di marginale importanza, tanto che a breve potrebbe privarsene.

Il 71° Gruppo

In Italia, da 30 anni a questa parte, la Guerra Elettronica intesa sia come strumento per accecare i radar avversari, sia come mezzo per intercettare e disturbare le comunicazioni radio e le emissioni nemiche, è la principale occupazione di un Gruppo dedicato dell’Aeronautica Militare: il 71° Gruppo. Inquadrato dal 1976 nel 14° Stormo dopo aver vissuto come “autonomo” per 4 anni, il gruppo del “Perseo” (dal simbolo di cui si fregia il reparto) opera dall’aeroporto di Pratica di Mare, nei pressi di Roma in seno alla 9^ Brigata “Supporti Dedicati”. I mezzi a disposizione del Gruppo sono gli ultimi esemplari ancora efficienti di PD-808GE (Guerra Elettronica) e l’unico esemplare prodotto dall’Aeritalia di G-222VS (Versione Speciale). A questi vanno aggiunti i P-180 e i P-166DL-3 che pur svolgendo missioni di trasporto e aerofotogrammetria, che non hanno nulla a che vedere con la G.E., sono stati acquisiti dal 303° Gruppo Autonomo di Guidonia al momento del suo scioglimento.
La missione del Gruppo con gli anni si è trasformata assumendo connotazioni principalmente addestrative: le attività svolte attualmente sono finalizzate in primo luogo a mantenere aggiornate tutte le componenti del sistema di difesa aerea integrato nazionale e NATO, e a fornire un (limitato) contributo ad attività aeronavali ed aeroterrestri attraverso la scoperta ed identificazione di emissioni elettromagnetiche potenzialmente ostili. Il PD-808 è ancora un valido strumento per allenare gli operatori Radar ad operare in condizioni di degrado elettromagnetico ed in quest’ottica va collocata l’attività che vede quotidianamente impegnato il personale del Gruppo in esercitazioni nazionali ed estere nelle quali il velivolo opera “jammando” le comunicazioni radio che intercorrono tra gli E-3 AWACS, gli intercettori e i centri radar. Infatti, in ambito addestrativo, in cui i requisiti di precisione degli strumenti e di capacità di gestione dei dati sono meno stringenti rispetto ad uno scenario reale, il rendimento dei sistemi del PD-808 è ancora accettabile. E’ in ambito reale, che le potenze in gioco, lo spettro di frequenze da coprire in trasmissione e ricezione e le caratteristiche di volo proprie del velivolo, rendono improponibile l’impiego del PD-808, velivolo che risente della vecchiaia anche nella sua versione più aggiornata, la GE2.
Una missione di Guerra Elettronica moderna è costituita di due fasi: una passiva e una attiva. La fase passiva prevede l’ascolto delle emissioni del nemico e la correlazione delle stesse con sistemi d’arma conosciuti; la fase attiva prevede la messa in campo di emissioni e di inganni in grado di saturare e disturbare i sistemi radio o radar nemici ed inibirne il corretto funzionamento.
Il PD-808 offre ancora garanzie solo nella fase “passiva”, al punto da essere utilizzato anche in alcune missioni ESM (Electronic Support Measures) di ricerca elettronica svolte nell’ambito dell’Operazione Allied Force, mentre la copertura delle antenne, le potenze trasmissive e le caratteristiche del sistema in generale, non permettono più al velivolo di operare efficacemente nella fase “attiva”. Per questo motivo è stato deciso ormai da tempo il pensionamento del velivolo entro l’anno; rimane solo da capire perché non si sia potuto o voluto trovare per tempo un degno sostituto. Probabilmente, si è preferito cedere gradualmente a vettori civili che forniscono ore di volo di velivoli executive appositamente predisposti, le missioni svolte finora dai PD-808GE, piuttosto che impantanarsi in una lunga e difficile ricerca di un velivolo da convertire al ruolo. Già in occasione di recenti esercitazioni nazionali, i velivoli di due società che forniscono servizi di EW “a noleggio”, come l’americana Phoenix Air, che utilizza velivoli Learjet operando dall’aeroporto di Napoli-Capodichino, o la britannica FR Aviation che si rischiera in Italia con i suoi Falcon 20, hanno interagito con i dispositivi di Difesa Aerea italiana, garantendo l’assolvimento delle missioni di G.E., ed operando con intercettori e guidacaccia italiani (GCI). Ovviamente, vista l’arretratezza del PD-808, il ricorso a compagnie estere ha permesso di mantenere un buon grado di realismo nelle suddette manovre, anche se rimane tutta da valutare la convenienza economica di un simile ricorso “a gettone” a velivoli dedicati e soprattutto l’opportunità di cedere a compagnie estere un’attività così delicata come la G.E. che presuppone, anche nei suoi aspetti addestrativi, la conoscenza di alcuni dei più segreti dettagli degli apparati radar della Difesa nazionale e delle loro vulnerabilità.
La radiazione del PD-808GE, che è stato per molti anni il principale strumento di lavoro per gli uomini del 71° Gruppo, rappresenta la fine di un’epoca in campo nazionale e la potenziale perdita di un patrimonio di esperienze acquisite in decenni di operazioni svolte dal reparto in ambito nazionale ed internazionale.

Il G-222Versione Speciale

Se da una parte per il PD-808 non si vedono all’orizzonte possibili rimpiazzi (si era parlato in passato di velivoli executive del 31° Stormo da riconvertire, ma l’ipotesi è praticamente morta sul nascere), per il G-222VS si potrebbe ricorrere ad una vera e propria sostituzione in luogo di un normale upgrade. Il G-222 Versione Speciale svolge in tempo di pace, nel massimo della segretezza, le vitali missioni strategiche di SIGINT, (Signal Intelligence), per reperire importanti informazioni circa l’EOBT (Electronic Order of Battle; ordine di battaglia elettronico) del nemico. Il velivolo è condotto da personale del 71° Gruppo ma le missioni in cui è impiegato, per la loro peculiarità, sono gestite a livello interforze. Durante una missione tipo, le emissioni del paese tenuto sotto controllo possono essere ascoltate, registrate e classificate per poter determinare la posizione dei sistemi d’arma che le hanno generate, per scoprire nuovi o aggiornati armamenti, e per poter conseguentemente aggiornare le “librerie” di theaths cui attingono sia i sistemi di autodifesa dei velivoli alleati come gli RWR, sia le teste autocercanti dei missili antiradar. Inoltre, l’ascolto delle comunicazioni del nemico (nelle quali si fa evidentemente ricorso ad interpreti), attività che prende il nome di COMINT (Communication Intellingence), è fondamentale per tenere sotto stretto controllo tutte le missioni svolte dalle forze ostili in un’area di interesse. E’ quindi immaginabile (oltre che auspicabile) che pur privandosi della componente a getto da Guerra Elettronica, quella per intenderci che svolgeva missioni “attive” di jamming, l’Aeronautica non voglia rinunciare anche a quella componente convenzionale in grado di svolgere missioni “passive”, più prettamente strategiche. Un possibile sostituto del G-222VS potrebbe essere il C-130J, che offre un’avionica migliorata su una cellula ormai più che collaudata e conosciuta a livello nazionale. Il nuovo “Hercules” rappresenterebbe una piattaforma perfetta per svolgere una missione SIGINT: è in grado di orbitare per molte ore nei pressi di un’area di crisi, potendo contare su una suite da autodifesa completa, su RWR, su lanciatori di “chaff” e “flares”, ed è equipaggiato con un accurato sistema di navigazione molto preciso basato sul GPS. Con un velivolo di questo tipo in forza il 71° Gruppo manterrebbe ancora viva, almeno in parte, una specialità che in Italia, altrimenti, rischia di scomparire. Inoltre, il ruolo Guerra Elettronica, anche nella sua accezione “passiva” cioè di ascolto piuttosto che di emissione, assolto con un velivolo all’avanguardia, riaffermerebbe la 9^ Brigata Aerea il reparto Special Operations dell’Aeronautica Militare, annoverando, tra le proprie fila, anche reparti per le missioni speciali, per il Combat SAR, per il rifornimento in volo, per l’aerofotogrammetria: alcuni tra gli ingredienti indispensabili per la riuscita di un’operazione “speciale”. Per il momento, una cosa sola è certa: in futuro, il personale del 71° Gruppo sarà sempre più votato al trasporto e alla aerofotogrammetria e (purtroppo) sempre meno alla Guerra Elettronica.

© David Cenciotti